Tutti noi abbiamo vissuto uno stato d’ansia per determinate situazioni, come un esame, una prova importante, una visita medica.

Chi non si è mai sentito in ansia?

È una reazione normale del nostro corpo e totalmente inevitabile, infatti riusciamo difficilmente a prevenire la sua comparsa.

Ma ciò che ovviamente fa la differenza è come si gestisce e questo si può imparare col tempo, imparando a conoscere sé stessi e il proprio corpo.

Ma quando parliamo di ansia, parliamo sempre di un vero e proprio disturbo?

In realtà no.

Essa diviene “patologica” quando ostacola la vita del soggetto, il suo benessere e la sua felicità.

Quindi cosa indichiamo con “Disturbi d’ansia”? E quali sono questi disturbi?

Vediamoli insieme, a partire dalla definizione dell’ansia.

Cos’è l’ansia

La parola ansia deriva dal latino “angere” che significa, letteralmente, “stringere”: la particolarità è che, appunto, l’etimologia comunica già la sensazione di disagio vissuta da chi soffre di tale disturbo, ovvero l’idea di costrizione e di incertezza.

Ma cosa distingue l’ansia fisiologica da quella patologica?

L’ansia fisiologica (la reazione “naturale”) è dettata da un pericolo oppure da uno stress psicologico che appunto tutti possono vivere: essa ha le sue radici nella paura ed è importante, perché è funzionale alla sopravvivenza. Questo perché quando si sta affrontando un pericolo, l’ansia induce la risposta di attacco o di fuga.

Cosa invece caratterizza l’ansia patologica?

Essa è tale quando si manifesta in situazioni non appropriate, quando si verifica molto frequentemente oppure quando è talmente intensa e di lunga durata da interferire con le normali attività di un individuo.

Di tale disturbo ne dà una definizione chiara e univoca L’American Psichiatric Association (1994), definendola come:

“L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno” (APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2004, p. 213).

Ma quali sono i “disturbi d’ansia”?

Tipologie dei disturbi d’ansia

I disturbi d’ansia si differenziano dalla paura, poiché sono persistenti: la sua diagnosi infatti si basa proprio sulla presenza del disturbo per almeno sei mesi e prevede che tale ansia provata sia dissociata da determinati farmaci, sostanze o da determinate condizioni, come quelle mediche.

Deve dunque presentarsi in maniera persistente e senza una ragionevole connessione.

Il DSM-5 riporta i seguenti disturbi nella categoria “Disturbi d’ansia” con la loro relativa diffusione:

  • Disturbo d’ansia di separazione: nei bambini è del 4% mentre negli adolescenti dell’1,6%.
  • Mutismo selettivo: si riporta una percentuale tra 0,03 – 1%.
  • Fobia specifica: negli USA è del 7 – 9%, in Europa intorno al 6% mentre nei paesi asiatici, africani e latinoamericani è del 2 – 4%.
  • Disturbo d’ansia sociale: negli USA è del 7% mentre in Europa il 2,3%.
  • Disturbo di Panico: negli USA e in alcuni Paesi europei è del 2.3% mentre nei Paesi asiatici, africani e latinoamericani è del 0,1 – 0,8%.
  • Agorafobia: si conferma una percentuale dell’1,7%.
  • Disturbo d’ansia generalizzata: negli USA è del 2,9% mentre in altri Paes è del 0,4 – 3,6%.
  • Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci: la percentuale di diffusione è del 0,002%.

Approfondiamoli nel dettaglio.

Disturbo d’ansia da separazione

Definizione

Tale disturbo è tipico dell’età infantile e determina un’ansia eccessiva nel bambino, quando deve separarsi da una persona a lui molto cara, spesso la figura di attaccamento come la madre.

Tale situazione è sicuramente tipica e, in un certo senso, normale nella prima fase di vita di ognuno di noi: ma quando diviene un disturbo? Quando lo stato di ansia è inadeguato al livello di sviluppo e compare per la prima volta nei primi sei anni di vita.

Manifestazione

Tali soggetti manifestano un comportamento normale quando sono in presenza del genitore ma manifestano un’ansia molto intensa quando ne sono separati.

Oltre a quest’ansia, è presente una paura che determina l’insorgenza di pensieri irrealistici e persistenti che riguardano soprattutto eventi catastrofici che potrebbero separarli dai genitori: questo si esplica in un’ansia costante di essere uccisi o rapiti quando vengono allontanati dai propri genitori.

Tutto ciò determina la tendenza ad evitare di restare da soli: potrebbero non voler andare a scuola, hanno difficoltà nell’andare a letto e soprattutto di restare da soli prima di addormentarsi.

Quando vengono allontanati dai genitori, possono manifestare determinati sintomi come: mal di testa, vomito, mal di stomaco.

Inoltre è presente una costante tristezza: cercano sempre i propri genitori e vogliono essere riportati a casa.

Mutismo selettivo

Tale disturbo è presente perlopiù nell’età infantile, ma può essere presente anche in età adulta.

Ma che cosa si intende per mutismo selettivo?

Tale termine indica un disturbo d’ansia che impedisce al soggetto di esprimersi attraverso una normale verbalizzazione: la caratteristica principale è la costante incapacità di parlare in situazioni in cui ci si aspetta che il soggetto parli, anche perché ciò avviene liberamente in altri contesti considerati familiari.

Proprio per questo viene indicato selettivo: il soggetto ha difficoltà ad esprimersi soltanto in determinate circostanze, soprattutto quelle considerate poco familiari o in cui non si sente a proprio agio (per esempio l’ambiente scolastico).

Manifestazione

Cosa avviene nel soggetto?

Perlopiù, nel bambino con mutismo selettivo è presente un’intensa paura che riesce a controllare soltanto tacendo.

Tale paura è riscontrabile anche grazie ad altri fattori: per esempio il bambino ha difficoltà nel mantenere un contatto visivo con l’interlocutore, ha espressioni del viso totalmente inespressive, il linguaggio del corpo è molto impacciato e goffo.

Se coinvolto in una conversazione, il bambino tende a girare la testa, abbassare lo sguardo o nascondersi.

Il vero problema è che il bambino è consapevole della sua paura e della sua difficoltà tanto che vive una forte frustrazione: vorrebbe parlare e dialogare normalmente, ma non riesce.

A ciò si aggiungono anche alcuni sintomi fisici, come mal di stomaco, mal di testa, manifestazioni di pianto e collera; nell’ambito scolastico hanno paura di chiedere di andare al bagno oppure evitano di mangiare in compagnia dei compagni di classe.

Fobia specifica

La fobia è una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia, ma che il soggetto vive come tale, anche se gli altri si confrontano a ciò senza particolari tormenti psicologici. Le persone che soffrono di fobie sono consapevoli dell’irrazionalità della propria paura, ma non possono controllarla.

Ovviamente ci sono diverse tipologie di fobie: le possiamo distinguere principalmente in fobie generalizzate, come la l’agorafobia, che sono maggiormente invalidanti e in fobie specifiche che possono essere gestite ottimamente, soprattutto evitando gli stimoli temuti.

Manifestazione

Il soggetto fobico tende ad evitare tutte le situazioni che possono essere associate alla paura, ma ciò diviene un vero e proprio circolo vizioso: tale evitamento riduce sul momento gli effetti della fobia, ma poi alla fine alimenta la pericolosità della situazione evitata e prepara l’evitamento successivo.

Tale evitamento ripetuto, a sua volta, non fa che alimentare la reazione fobica ed ostacola l’andamento della vita del soggetto.

Inoltre sono presenti sintomi anche dal punto di vista fisico: tachicardia, vertigini, extrasistole, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza.

Disturbo d’ansia sociale

Il disturbo d’ansia sociale è una condizione di disagio e paura marcata che un individuo sperimenta in situazioni sociali perché ha paura di essere giudicati dagli altri o il timore di mostrarsi imbarazzato, ridicolo o incapace e essere umiliato di fronte agli altri.

Manifestazione

Chi soffre di ansia sociale tende a manifestare eccessiva riservatezza in pubblico, la quale è visibile anche dalla postura corporea solitamente rigida e difensiva; inoltre è tipico che chi teme il confronto sociale parli con voce bassa, fatichi a mantenere il contatto visivo, o arrossisca frequentemente.

Chi soffre di tale disturbo è riluttante a parlare di sé, ad accettare e fare complimenti: per questo è anche possibile che individui con ansia sociale tendano a scegliere posizioni lavorative più isolate dal contatto sociale o con assenza di performance pubbliche.

E’ infatti persistente la paura e l’ansia intensa per le situazioni sociali che, quindi, sistematicamente vengono evitate.

Tali sentimenti di ansia e paura sono spropositate rispetto alla situazione reale in cui il soggetto si trova.  

Disturbo di panico

Il disturbo di panico è caratterizzato dalla regolare e frequente presentazione di attacchi di panico.

Cosa sono gli attacchi di panico?

Sono degli episodi di ansia acuta in cui si verifica un incontrollato aumento della paura in risposta a qualcosa che viene percepito come un pericolo: tale paura insorge in modo improvviso e intenso, ma ha generalmente una durata molto breve.

Manifestazione

Gli attacchi di panico possono manifestarsi in modo improvviso e, quindi, incontrollato per il soggetto.

Si osserva che durante tale episodio, il soggetto viva uno stato di ansia intenso che è correlato a determinati sintomi fisici: palpitazioni, percezione di un aumento del battito cardiaco, tachicardia, sudorazione eccessiva, mancanza d’aria o sensazione di soffocare, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di vertigine, instabilità, percezione di svenimento, brividi o vampate di calore, sensazione di irrealtà.

Inoltre sono presenti due pensieri ricorrenti: la paura di perdere il controllo o di “impazzire” e la paura di morire.

Agorafobia

Il termine Agorafobia deriva dalla parola greca “agorà” che significa piazza: questo già dice tanto di tale disturbo che, infatti, determina un’ansia e una paura persistente di recarsi in posti molto affollati, come appunto le piazze.

Molte volte è preceduta da attacchi di panico, ma diviene agorafobia quando il soggetto tende ad evitare qualsiasi situazione affollata, tipo i tram, per la paura di non poter scappare o di non poter essere soccorsi.

Manifestazione

Il soggetto tende ad evitare sistematicamente tutte le situazioni temute, perché appunto considerate minacciose, e a causa di tale evitamento viene ad instaurarsi una vera e propria incapacità di affrontarle, se non in compagnia e con il supporto di qualcuno fidato.

Tra le situazioni minacciose riscontriamo: uscire da soli o stare a casa da soli, guidare o viaggiare in automobile, frequentare luoghi affollati, prendere l’autobus o l’aereo, essere su un ponte o in ascensore.

Disturbo d’ansia generalizzata

Tale disturbo è sicuramente quello più diffuso.

Esso è caratterizzato da uno stato ansioso costante che determina preoccupazioni sproporzionate ed incongrue in diversi ambiti di vita del paziente.

Ciò che distingue tale disturbo dagli altri, è che l’ansia e la preoccupazione vissuta dal paziente non è causata da una determinata situazione o da un determinato stimolo, ma è estesa a diversi ambiti della propria vita.

Inoltre i sintomi ansiosi sono presenti per tutta la giornata e per tutti i giorni: le preoccupazioni riguardano la vita quotidiana come la famiglia, la situazione economica, il lavoro e la salute personale.

Manifestazione

L’ansia generalizzata determina uno stato generale di allerta e di costante preoccupazione che genera tensione motoria e attivazione psichica.

I sintomi specifici sono diversi come: irrequietezza o tensione costante, fatica cronica, difficoltà di concentrazione e riduzione della memoria, facile nervosismo ed irritabilità, tensione muscolare cronica che può concentrarsi negli arti, nei muscoli del collo, della schiena, difficoltà nel sonno che si possono tradurre come difficoltà nell’addormentamento, nel mantenimento del sonno, oppure in un sonno agitato e non ristoratore e, infine, il rimuginio.

Cos’è il rimuginio?

È uno stile di pensiero circolare caratterizzato da negativismo e ripetitività: spesso questi tendono ad essere intensi e disturbanti e sono presenti per la gran parte della giornata.

Trattamento dei disturbi d’ansia

Per quanto riguarda le terapie utilizzate per curare i disturbi d’ansia, possiamo fare riferimento essenzialmente a due tipologie di trattamento: quello farmacologico e quello psicoterapico, molte volte integrati.

Per quanto riguarda la psicoterapia, quella più efficace per tali disturbi è la terapia breve strategica, ovviamente adattata al determinato disturbo.

Questa prevede l’utilizzo di tecniche e prescrizioni, ma anche un vero e proprio lavoro su sé stessi: il soggetto, grazie al terapeuta, analizza i processi cognitivi e i meccanismi messi in atto che, però, sono disfunzionali e dunque determinano il disturbo. In questo modo, una volta individuati, si cerca di modificarli rendendoli funzionali.

Nel caso del Disturbo d’ansia da separazione, la metodologia più efficace è quella che coinvolge i genitori e, quindi, la famiglia.

Nel caso di fobie specifiche o di agorafobia, molto efficace è invece l’esposizione graduata agli stimoli oggetto delle fobie: in cosa consiste?

In pratica il paziente viene avvicinato in modo graduale agli stimoli che innescano la paura, partendo da quelli meno temuti.

Il contatto con questi stimoli viene mantenuto finché non subentra l’abitudine e quindi non generano più ansia.

Così si procede all’esposizione ad uno stimolo leggermente più ansiogeno fino ad arrivare a esposizioni molto forti, senza suscitare mai troppa ansia nel soggetto.

Il secondo trattamento utilizzato è quello farmacologico: sicuramente esso determina miglioramenti temporanei dei sintomi, perché appunto hanno come scopo quello di ridurli, ma non determina un’eliminazione totale del disturbo.

I farmaci più utilizzati sono le benzodiazepine e gli antidepressivi che sono in grado di ridurre lo stato di agitazione e ansia.

Consigli per ridurre l’ansia

Ma sono presenti dei “trucchetti generali” per ridurre l’ansia?

Sicuramente qualcosa, nel nostro piccolo, possiamo farlo.

Vediamo insieme cosa.

Cercate di tenere sotto controllo l’ansia

Ci sono delle situazioni che, naturalmente, ci creano ansia e ciò è normale nonostante possiamo cercare in ogni modo di evitarla.

La strategia migliore per cercare di affrontare l’ansia che stiamo vivendo e di razionalizzarla è cercare di trovare delle soluzioni alla situazione che stiamo vivendo: per esempio se il lavoro crea ansia, un buon modo per gestirla sarebbe quello di fissarsi dei paletti, come quello di non lavorare durante il weekend o di fare una corsa dopo lavoro, per scaricare questo stato emotivo.

Imparate a respirare

Può sembrare un paradosso: tutti noi respiriamo.

Eppure è proprio così: respirare è davvero una buona strategia da utilizzare quando si è sopraffatti dallo stato d’ansia.

Pensate che durante tale stato, respiriamo più velocemente e male e ciò causa molti stati negativi e spiacevoli come agitazione, stordimento.

Impariamo dunque a gestire il nostro respiro, ovvero a respirare lentamente per non creare tali stati negativi.

Dedicatevi ad un’attività che vi fa stare bene

Molte volte l’ansia è causata da pensieri persistenti ed intrusivi, che determinano uno stato di preoccupazione e di agitazione costante.

Potrà sembrare banale ma distrarsi da ciò risulta essere una tecnica utile: come si può fare?

Dedicandosi a sé stessi e ad attività che ci tranquillizzano e ci fanno star meglio.

Provare per credere!

Riferimenti

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: Author.